Modello teorico del dispositivo dello Scenodramma

Metodologia gruppale e funzionamento psicodinamico del tavolino  

Lo Scenodramma si basa sul gioco di un gruppo di cinque partecipanti (nella sua forma classica tre bambini e due terapeuti) seduti intorno a un tavolo rotondo, diviso in cinque spicchi, equivalenti ma diversificati ed individualizzati per colore, con al centro uno spazio vuoto, ma pieno d’acqua, che offre ai suoi membri un luogo di movimento collettivo ed identificazione gruppale. I territori sono divisi da barriere doppie, costituite cioè da due elementi distinti ma appoggiati l’uno all’altro, ciascuno dei due, dello stesso colore del territorio cui appartengono. La doppia barriera permette di individuare per ciascun territorio, il funzionamento psicodinamico dell’“involucro psichico”. Secondo la teoria dell’Io-pelle di Anzieu, esso è costituito da due livelli, che differiscono per struttura e funzione, proprio come due strati epidermici. Lo strato esterno, più solido, svolge una funzione “contenente para-eccitatoria”, di schermo agli stimoli. Lo strato interno, più flessibile, svolge invece una funzione di “contenitore percettivo” degli stessi stimoli, costituendo l’”involucro del significato”. 

Lo spazio del tavolino intorno al cerchio centrale pieno d’acqua è suddiviso in cinque spicchi di colore diverso (bianco, rosso, verde, giallo e blu), uno per ciascun partecipante, delimitati da pareti mobili colorate allo stesso modo, che possono essere aperte su richiesta dei partecipanti, ma che non possono mai essere totalmente rimosse. Ognuno dei cinque territori ha a disposizione una serie di oggetti in legno, tutti dello stesso colore, che ne indica appunto l’appartenenza e la proprietà. Il campo mentale che ne deriva ha la caratteristica di rendere esperibili, condivisibili e manipolabili le rappresentazioni del mondo interno di ciascun partecipante, attraverso l’espressività creativa attivata dalla costruzione di scene, narrazione di storie e drammatizzazione di avvenimenti, individuali, gruppali e sociali. 

Ciascun partecipante ha quindi assegnato uno spicchio di tavolino (territorio personale), caratterizzato da un colore proprio, abitato ed animato da oggetti dello stesso colore (materiale personale) che possono essere impiegati liberamente solo nei limiti del proprio spazio, ma che possono anche essere usati negli altri territori ed a contatto con il materiale altrui, previo rispetto delle regole del gioco collettivo e soprattutto attraverso la contrattazione interpersonale.